Le migrazioni nel terzo millennio

Secondo i dati ISTAT, fino al 2007 il volume dell’emigrazione italiana si attestava su valori relativamente stabili, con una media annua di circa 40.000-50.000 partenze. In questo periodo, il numero di ingressi e di uscite dal Paese risultava sostanzialmente bilanciato. Tuttavia, a partire dal biennio 2007-2008, si osserva un’inversione di tendenza, con un incremento costante dei flussi in uscita. L’elemento scatenante di questo cambiamento è rappresentato dalla crisi economica globale del 2008, che ha avuto un impatto significativo sul mercato del lavoro italiano, determinando un’accelerazione delle dinamiche migratorie. Questo processo ha coinvolto non solo cittadini italiani, ma anche una parte della popolazione straniera residente, contribuendo a un aumento progressivo del numero di espatriati.

A seguito della crisi, l’emigrazione italiana è cresciuta costantemente, raggiungendo nel 2019 oltre 120.000 unità, con una significativa perdita di cittadini, in particolare giovani e qualificati. Nel 2020, la pandemia di COVID-19 ha determinato un brusco calo della mobilità a causa delle restrizioni agli spostamenti. Durante questo periodo, si è registrato un aumento dei rientri, segnale di un ritorno temporaneo da parte di molti italiani. Tuttavia, a partire dal 2022, i flussi migratori hanno ripreso, sebbene con modalità più flessibili, caratterizzate da una mobilità temporanea e intermittente. Nel 2023, la tendenza si inverte nuovamente: le partenze tornano a crescere, mentre i rientri diminuiscono.

Per quanto riguarda le principali destinazioni dell’emigrazione italiana, il Regno Unito si conferma al primo posto, mantenendo tale posizione anche dopo la Brexit. Secondo i dati aggiornati al 2023, il quadro migratorio degli ultimi 10-15 anni mostra una notevole stabilità, con variazioni contenute nelle mete di destinazione. Oltre al Regno Unito, la Germania e la Svizzera continuano a rappresentare mete tradizionali dell’emigrazione italiana. Tuttavia, un’analisi più approfondita dei dati evidenzia l’emergere di destinazioni extraeuropee di rilievo, come il Brasile, che si colloca al quarto posto, e l’Argentina, al settimo. Le donne con un’istruzione superiore o una laurea scelgono frequentemente, oltre alle destinazioni europee, anche gli Stati Uniti e il Brasile.

Un elemento di novità rispetto al passato è costituito dall’aumento del numero di donne che emigrano: in alcune regioni, come il Piemonte, il loro numero ha quasi raggiunto quello degli uomini. Si tratta, per lo più, di donne istruite, che spesso si trasferiscono all’estero da sole, spinte da motivazioni legate allo studio, al lavoro o anche a scelte affettive. Le troviamo attive nelle università, nelle imprese e nelle ONG. Le laureate emigrano più frequentemente sia per le difficoltà nel trovare un’occupazione adeguata in Italia, sia per cercare migliori prospettive di carriera e maggiori possibilità di conciliare vita lavorativa e familiare. Rispetto al passato, molte testimonianze indicano anche un aumento significativo delle coppie miste.