Le nuove mobilità dei piemontesi

L’Italia è recentemente entrata in una nuova fase migratoria: il numero degli espatri di cittadini italiani, che secondo diverse stime si aggirava dalle 30.000 alle 50.000 negli anni 2000, nel decennio successivo ha raggiunto le 100.000 unità annue, fino a superarle abbondantemente negli anni più recenti.

Ma i numeri sono solo indicativi, le nuove mobilità, infatti, risultano spesso «nascoste» nelle statistiche ufficiali poiché molte volte per andare all’estero non occorrono più permessi di soggiorno, di lavoro e visti; molti nuovi migranti non effettuano la cancellazione anagrafica in Italia e non si iscrivono all’Anagrafe degli italiani residenti all’estero, si muovono liberamente e si recano oltreconfine con pendolarità difficilmente tracciabili.

A lasciare l’Italia non sono più solo lavoratori non specializzati, o cervelli in fuga, ma anche studenti, professionisti, tecnici, imprenditori, ricercatori, pensionati, cooperanti e altre figure, qualificate e non, che partono in numeri sempre maggiori con l’aggravarsi della crisi occupazionale che colpisce in particolare le fasce più giovani della popolazione.

Dal Piemonte negli ultimi anni le cifre degli espatri sono passate da ca. 3.000 del 2008 a poco meno di 9.000 nel 2023.

La composizione dei flussi migratori piemontesi oggi risulta estremamente eterogenea. Le tipologie di mobilità spaziano da quella dei pensionati a quella degli studenti, fino all’emigrazione di dirigenti, professionisti del settore creativo, giovani in cerca di nuove esperienze e individui motivati dall’apprendimento linguistico o dall’esplorazione di nuovi contesti socio-economici.

A queste categorie più tradizionali si aggiunge poi una tipologia particolare: coloro che ottengono la cittadinanza iure sanguinis. In Italia, la legge sulla cittadinanza è tra le più permissive in questo senso: si può risalire a più generazioni, a patto di avere una documentazione che dimostri la discendenza da un antenato emigrato dopo l’Unità d’Italia.

Di conseguenza molti, prevalentemente argentini e brasiliani, negli ultimi anni hanno recuperato i documenti dei loro avi italiani e hanno richiesto – e ottenuto – la cittadinanza italiana. Questo processo è tuttora in corso e continua ad avere un impatto sulle statistiche migratorie.


Niente barconi per me, niente deserto, fame o miseria. Una migrante di lusso, per libertà di scelta, per un lavoro e un posto fisso. Dall’Italia adesso si va via così, non sui battelli a vapore in terza classe, con la valigia legata con lo spago. Si va via con skype, internet, la posta elettronica, la webcam i voli low cost che ti permettono di tornare quando la nostalgia morde un po’ più del solito. Eppure fa fatica lo stesso, eppure vedere mio padre di spalle che mi saluta prima del metal detector dell’aeroporto (…) mi stringe il cuore (S.A., 2012d).

Da Racconti dal Mondo, citato in “La meglio Italia”

Perché partire Testi vari da La meglio Italia

Io me ne sono andato da Torino perché non trovavo niente che mi potesse dare la forza. Non avevo stimoli, lavoravo un giovedì, un venerdì, a volte un sabato o una domenica, non avevo mai il contratto. E poi a Torino ci abitavo da 24 anni e non avevo mai buttato il naso fuori, a parte qualche vacanzina.

Uno chef torinese spiega la sua partenza